Negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna si stanno diffondendo a macchia d’olio i Guerrilla Restaurant, ristoranti temporanei di solito ospitati in strutture di fortuna (appartamenti, piccoli garage, scantinati) e con una apertura limitata durante la settimana. E’ quasi inutile sottolineare come questi luoghi siano illegali (al pari dei Guerrilla Gardening) ed infatti per poter pranzare o cenare in un Guerrilla Restaurant è necessario conoscere qualcuno o scovare da qualche parte un recapito, spesso segretissimo.
Originariamente i Guerrilla Restaurant sono stati una risposta alla crisi economica grazie anche alla proposta di piatti a prezzi molto bassi e di ottima qualità. Molti chef, infatti, licenziati da ristoranti newyorkesi o londinesi, piuttosto che stare con le mani in mano hanno sperimentato questa nuova forma di ristorazione.
Per alcuni il Guerrilla Restaurant rappresenta anche un’opera a sfondo semi assistenzialista perché invitando persone in ambiente familiari e molti intimi si creano i presupposti di nuove amicizie e conoscenze. Oggi però questo spirito altruistico e sociale si è po’ annacquato ed il fenomeno sta diventando molto più commerciale di quello che si sarebbero mai immaginati i primi sperimentatori. In troppi hanno compreso le potenzialità di questa formula e hanno deciso di cavalcare l’onda, aprendo temporaneamente ristoranti prestigiosi con prezzi esorbitanti.
Solo a New York, ad oggi i Guerrilla Restaurant sono oltre cento e sessanta a Londra. In molti adibiscono luoghi trendy per l’occasione e li fanno rimanere aperti per un tempo limitato mettendo in moto anche architetti, interior designer e chef di fama. Poco a che spartire con la filosofia dei Guerrilla Restaurant!
Interessante… il successo di iniziative di tal genere richiede anche un particolare pubblico a cui rivolgersi. Se pensiamo alle nostre abitudini di clienti occidentali, per esempio: Quanti di noi sono ad esempio disposti a rinunciare a qualsiasi forma di controllo sanitario? O alla qualifica professionale di chi prepara le pietanze?
Certo, il risvolto sociale della questione è di tutt’altro tipo. Conciliare socializzazione (che, assolutamente, passa anche per la condivisione dei pasti) e portafoglio sempre più leggero è fondamentale. Ma, facendo un esempio che non scomodi i “ristoranti”, già da tempo nei barrios di Caracas andare a prendere un caffé dal vicino di… “casa” (diciamo così!) sottintende, viste le precarissime condizioni economiche della zona, il rimborso (irrisorio forse ai nostri occhi) del costo del caffè usato per riempire la nostra tazzina. A suo modo, anche quella è una forma di ospitalità.