Nonostante leggi razziste, fobie xenofobe e caccia allo straniero che tristemente caratterizzano il nostro Paese; nonostante l’ultima moda in alcune città sia mettere al bando dai centri storici kebab e affini per “difendere” (?) la tipicità delle nostre tavole, pare proprio che gli italiani amino mangiare etnico.
Nel 2008 il consumo di alimenti “esotici” è aumentato del 10,5%. Negli ultimi anni, i supermercati hanno aumentato esponenzialmente la vendita di cibo etnico (il consumo è cresciuto del 36%). Sugli scaffali si può acquistare riso alla cantonese (Cina), salsa chili per i tacos messicani, kebab arabo. Ma anche frutta esotica, vermicelli di soia tailandesi, pollo alle mandorle, sushi pronto.
Soprattutto nelle grandi città si sono moltiplicati anche i negozi di cibo etnico gestiti da immigrati: basta fare un piccolo tour in uno di essi per trovare di tutto, dal succo di cocco alle spezie più profumate, dalle salse al falafel, dal cavolo cinese al pollo all’ananas.
Secondo Slow Food, se mangiamo internazionale la “colpa” è dei viaggi. Per riassaporare quelle emozioni e condividerle con gli amici, oltre alle consuete fotografie si ricorre a cene etniche che carezzano i sensi con profumi e sapori esotici.
La vita è troppo breve e il mondo troppo grande per chiuderci nei nostri inventati e fragili fortini culinari. Perché non godere delle ricchezze altrui? Perché non attraversare la strada, trascinati dall’invitante profumo del kebab, e non assaggiare un piatto diverso? L’ordinanza di Lucca non solo è anacronistica, ma anche donchisciottesca: tentare di arginare l’inarrestabile (e deliziosa) onda esotica è come lottare contro un mulino a vento. Quante energie sprecate… poi toccherà rifocillarsi lasciandosi tentare dalle cucine del mondo.
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Gli italiani amano mangiare straniero
10 febbraio 2009
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